Viterbo sotterranea, tra etruschi, templari e buttaroli

Vista di una delle gallerie della Viterbo Sotterrranea dell'itinerario ipogeo di via Chigi
Viterbo sotterranea

Conosciuta come la Città dei Papi, Viterbo, una delle città medievali più belle del Lazio, nasconde nel sottosuolo un’altra città altrettanto interessante.

In corrispondenza del centro storico e per una vasta area che si allarga anche al di fuori delle mura, la capitale della Tuscia cela sotto ai nostri piedi una serie di cunicoli e gallerie, in parte scavati probabilmente già dall’ VII secolo a.C.

La loro origine è attribuita agli Etruschi, che abitarono questo territorio ancor prima dei Romani, quando Viterbo si chiamava Surna. Grandi costruttori, gli Etruschi realizzarono i primi cunicoli per scopi idraulici:

  • raccolta di acqua potabile
  • drenaggio dei terreni

Si continuò a scavare nel tufo, la roccia su cui e di cui è costruita Viterbo, anche in epoca medievale, quando si sviluppò il nucleo urbano che conosciamo oggi. In questo periodo la rete sotterranea venne ampliata, i cunicoli allungati e allargati, costruendo un vero e proprio labirinto nel sottosuolo della città.

Gli spazi sotterranei, costruiti in corrispondenza dei principali edifici della città, servivano sia come cantine, sia come “butti“, per lo sversamento di rifiuti organici e inorganici. Era comune, in caso di epidemie, utilizzarli anche per nascondere le suppellettili e i tesori di famiglia, e così, evitarne il saccheggio. Qualora qualcuno della famiglia fosse sopravvissuto avrebbe saputo dove recuperarli.

Probabilmente, durante il corso della storia, questi spazi vennero utilizzati anche come luoghi di culto, sia dagli Etruschi che dai Romani, così come dai Templari, dopo l’estinzione dell’ordine.

Le gallerie, oltre a collegare tra loro i punti nevralgici della città, conducevano verso le principali porte del nucleo urbano, garantendo la via di fuga della popolazione in caso di pericolo e assedio della città. In epoche più moderne questo sistema sotterrano servì ai briganti come luogo in cui nascondersi e, durante la seconda guerra mondiale, quando Viterbo fu pesantemente bombardata. come rifugio per la sua popolazione.

La visita alla Viterbo sotterranea

Visita all'Ipogeo di via Chigi, uno dei due itinerari della Viterbo Sotterranea, organizzati da Tesori d'Etruria
Visita all’Ipogeo di via Chigi, Viterbo Sotterranea

Attualmente si può visitare appena una piccola porzione della Viterbo sotterranea, con visite quotidiane e su prenotazione, organizzate dall’Associazione Tesori d’Etruria.

Il primo percorso della durata di circa mezz’ora si svolge giornalmente, con accesso da piazza della Morte, dove ha sede l’Associazione. Il secondo, invece, della durata di circa un’ora, è il circuito ipogeo di via Chigi e dà la possibilità di visitare anche il Museo dei Cavalieri Templari, aperto nel 2019.

I due percorsi scendono a diverse quote e conducono il visitatore alla scoperta di una Viterbo poco nota, nascosta alla luce del sole, in un viaggio nel tempo. Scale, gallerie, cunicoli e spazi di diversa grandezza si aprono davanti agli occhi del turista, mentre la guida lo accompagna, raccontando storie e aneddoti che arricchiscono la visita.

Nel percorso ipogeo di via Chigi si può visitare una piccola porzione di un cunicolo di epoca etrusca, uno stretto e basso corridoio per il reperimento di acqua, usato probabilmente anche per cerimonie sacre.

Si può accedere anche a quello che è considerato il più antico luogo di culto sotterraneo del centro storico di Viterbo. Si tratta di una sala rettangolare con copertura a botte, ed un altare scavato nel tufo, sormontato dal simbolo della croce sul Golgota, inciso nella roccia.

Probabilmente usato anche dai Cavalieri Templari per le loro celebrazioni clandestine dopo l’estinzione dell’ordine, si configura come un ambiente suggestivo, ricco di storia, dove i più “illuminati” potrebbero scoprire elementi non visibili a tutti.

E poi, in un’altra sala, un tavolo di lavoro con sopra ammassati resti di ogni tipo ritrovati nel tempo, rappresenta l’attività dei “buttaroli“, alla costante ricerca di oggetti antichi da rivendere al mercato nero.

A fine percorso. risaliti alla luce, una degustazione di prodotti tipici locali allieta il palato di grandi e piccini, dando la possibilità di scoprire un altro aspetto importante di questo territorio. Ma questa è un’altra storia!