
I weekend a volte possono risultare monotoni: solito giro al centro commerciale, se è bel tempo una passeggiata in centro, film, pizza e nanna. Un nuovo lunedì ed una nuova settimana.
Eppure, sovvertire la routine, immergendosi in un cammino catartico oppure cercando un po’ di adrenalina, si può. Ad esempio, si potrebbe scegliere di trascorrere una giornata al Parco di Bomarzo. Definito in vario modo, tra cui la Villa delle Meraviglie, Sacro Bosco o Parco dei Mostri, questo parco costituisce un’opera unica nel suo genere.
Venne costruito dall’architetto Pirro Longorio nel 1547 su commissione del principe Pier Francesco Orsini che volle dedicare quest’opera alla moglie Giulia Farnese. Lo stile in cui è stato realizzato il parco è decisamente stravagante. Un luogo costellato da statue, iscrizioni enigmatiche e case pendenti che puntano a disorientare il visitatore.
Il Parco, in origine doveva essere collegato al Palazzo Orsini attraverso un giardino all’italiana. Questo rendeva ancora più marcato nel visitatore quel senso di disorientamento, poco sopra accennato. Infatti, l’ingresso inaspettato alla Villa delle Meraviglie provocava negli ospiti un evidente contrasto emotivo con l’ambiente ordinato e rasserenante del palazzo da cui si proveniva. Un messaggio per chi intraprendeva il percorso all’interno del parco non solo fisico ma anche catartico per la propria esistenza.
Un percorso a tappe per elevare la propria anima
La visita al parco è costituita da varie tappe che rappresentano le diverse prove che l’anima deve compiere per potersi elevare. Ogni figura, ogni scena del parco rappresenta un momento necessario all’interno del cammino che conduce ad una profonda conoscenza della propria anima.
Si parte con una delle figure più emblematiche del Parco dei Mostri: una raffigurazione di Ercole (il gigante) e Cacao (la sua vittima). Colto nell’atto di lacerare la propria preda è nascosto il primo messaggio al visitatore: lacerata è infatti anche l’anima di chi inizia il suo cammino verso la conoscenza di sé.

Una delle opere più curiose è la Casa Pendente, definita un piccolo gioiello di architettura rinascimentale. La sua struttura “precaria” simboleggia l’imminente caduta delle sicurezze morali. Una caduta necessaria per chi vuole procedere nel cammino della verità.

Nel punto più profondo e spettacolare del parco, ci si imbatte in una radura dominata sullo sfondo dal volto di un Orco, la figura più nota del parco. Definito anche il Mascherone, questa statua è stata da molti interpretato come la Porta degli Inferi e, a seconda dell’ora in cui viene visitata, assume tratti differenti, arrivando perfino a deformare la propria espressione. Invece, le sue fauci sempre spalancate conducono il visitatore in una stanza angusta, riproduzione di una tomba etrusca al cui interno è posto un tavolino su cui poter addirittura banchettare.
Lasciato alle spalle l’Orco, si sale verso l’ultima tappa dell’itinerario: il Tempietto che sorge sulla sommità del parco in diretta corrispondenza con il suo ingresso, quasi a tracciare idealmente un anello magico. Qui, il visitatore ha compiuto la sua catarsi completando il suo viaggio esoterico nei meandri della coscienza.

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