
L’antica cittadina di Tivoli custodisce all’interno del suo territorio tesori storico-artistici e ambientali di enorme valore, tra cui la bellissima Villa Gregoriana. Meno nota delle sue sorelle maggiori, Villa Adriana e Villa D’Este, il suo fascino, però, non è sicuramente da meno!
E’ la più recente tra le tre ville storiche di Tivoli e sorge a ridosso del nucleo originario della città, l’antica acropoli, inglobando all’interno del suo territorio importanti testimonianze storico-architettoniche di epoca romana, in un’area dalle forti valenze ambientali e paesaggistiche.
Si sviluppa nella valle scoscesa tra l’acropoli e la sponda destra dell’Aniene, un tempo conosciuta come Valle dell’Inferno: prima dei lavori di costruzione della Villa, avvenuti tra il 1826 ed il 1835, infatti, il fiume formava una grande ansa intorno all’acropoli per poi lanciarsi dallo zoccolo calcareo verso la pianura con 4 grandi salti, superando un dislivello di circa 130 metri.
La conformazione di questo sito, immerso nella vegetazione, caratterizzato dalla presenza dell’acqua che, nel corso dei millenni, aveva scavato grotte e cunicoli; la sua irruenza, evidente nella Grande Cascata, e la presenza di alcune rovine di edifici di origine romana, resero questo luogo perfetto per la realizzazione di un parco romantico, progettato secondo il gusto dell’epoca: l’estetica del sublime.
Prima di addentrarci all’interno di Villa Gregoriana per conoscerne i misteri, però, scopriamone insieme la storia, che ne arricchisce ancor di più la bellezza ed il fascino.
Quando l’ingegneria idraulica si trasforma in arte: la storia del Parco di Villa Gregoriana

La particolare conformazione geologica e idrologica della zona in cui sorse l’antica Tibur, fin da sempre, rese necessario l’intervento dell’uomo per evitare, da un lato, esondazioni e distruzioni del nucleo abitato, dall’altro, per utilizzare la risorsa idrica delle acque dell’Aniene nelle attività produttive.
E la presenza di canali, fossati, acquedotti, chiuse, mulini di antica origine lo dimostra. Ciò nonostante, gli interventi realizzati fino agli inizi dell’Ottocento non riuscirono ed evitare l’esondazione dell’Aniene che, nel 1826, distrusse gran parte dell’antico nucleo abitato di Tivoli.
Papa Gregorio XVI, al soglio pontificio in quegli anni, decise di cofinanziare i lavori necessari per deviare e canalizzare il corso dell’Aniene, allontanandolo così dal centro abitato. Al tempo stesso, riutilizzando il vecchio letto del fiume deviato e le pareti scoscese del Monte Catillo, decise di creare un nuovo bellissimo parco.
Tra i tanti progetti presentati, a vincere fu quello dell’architetto Clemente Folchi, che proponeva di scavare due cunicoli all’interno del Monte Catillo, dove deviare il corso delle acque dell’Aniene, che fuoriuscivano dalla montagna creando una spettacolare cascata artificiale. Il Papa ordinò anche la costruzione di due grandi piazze collegate da un ponte, il Ponte Gregoriano, che dal nucleo abitato avrebbe condotto direttamente all’ingresso del Parco.
I lavori iniziarono nel 1832, terminando con la solenne inaugurazione dei cunicoli e della Cascata Grande nel 1835. Al termine di questa incredibile opera di ingegneria idraulica iniziarono i lavori di creazione del Parco, con la realizzazione di un sistema di itinerari interni, la piantumazione di diverse essenze arboree, la collocazione e l’ambientazione dei numerosi resti di epoca romana ritrovati nel sepolcreto emerso all’estremità dei cunicoli.
A guidare il progetto di Villa Gregoriana fu la concezione del giardino romantico o giardino all’inglese, caratterizzato da un apparente disordine, un’asimmetria sistematica, da una natura tormentata, impetuosa, dal contrasto tra l’elemento naturale e l’elemento architettonico, in rovina, segnato dal tempo. Dove ciò che importa è la sensazione pura, e lo stupore di fronte alla potenza della natura.
Villa Gregoriana oggi: un affascinante itinerario che toglie il fiato!

Dopo anni di abbandono, agli inizi del duemila, Villa Gregoriana è stata data in concessione al FAI che, dopo una serie di interventi di recupero e sistemazione interna, nel 2005, ne ha permesso la riapertura al pubblico.
L’ ingresso alla Villa parte dal Ponte Gregoriano: attraverso una serie di sentieri, vialetti, scalette, discese e salite in mezzo ad una fitta vegetazione si attraversa l’intera Valle dell’Inferno, in un percorso all’insegna della scoperta e dello stupore continui.
Lungo il primo tratto del percorso si passeggia tra lapidi antiche e resti di antiche rovine romane, provenienti dagli scavi realizzati duranti i lavori idraulici dell’Ottocento, collocati in maniera apparentemente casuale lungo il percorso, fino a giungere ad una prima deviazione. Girando sulla destra, i più coraggiosi affronteranno una discesa e poi una salita composta da un numero “consistente” di gradini che li porterà ad una terrazza affacciata sulla Grande Cascata, all’uscita dei cunicoli, da cui poter ammirare la sua imponente caduta.


In alternativa si continua lungo il percorso fino ad arrivare a ciò che resta della Villa di Manlio Vopisco, console nel 114 d.C. La villa si estendeva su di una superficie vastissima ed era attraversata da un canale che la divideva in due parti. Ciò che rimane oggi sono 13 ambienti aperti verso l’esterno, probabili sostruzioni del piano sovrastante dell’antica villa romana.
Lasciata la Villa di Manlio Vopisco si continua a scendere verso la parte centrale del Parco, si attraversa il canale dello Stipa fino a giungere alla Grotta di Nettuno e alla Grotta delle Sirene, forse il luogo più affascinante di tutta Villa Gregoriana. Questo sito, plasmato nel corso dei secoli dallo scorrere delle acque dell’Aniene, dove si aprono voragini impressionanti, è dominato dalla presenza dell’acqua che sgorga dalla parete rocciosa con piccole cascatelle e poi si incunea verso il basso nella Grotta delle Sirene. Alla Grotta di Nettuno invece si accede attraversando un tunnel suggestivo, il percorso Miollis, scavato nella roccia, illuminato da una serie di aperture da cui si ammira la vista durante il percorso.


Tornando indietro, si risale dal lato opposto dell’antico letto del fiume fino a giungere all’acropoli, dominata dalla presenza di due piccoli templi: il più antico, a pianta rettangolare, costruito intorno al 150 a.C., detto della Sibilla, ma di incerta attribuzione, ed il Tempio di Vesta, a pianta rotonda, risalente al 100 a.C. circa. Dipinti da quasi tutti i pittori del Grand Tour, che soggiornarono a Tivoli, questi due templi divennero il simbolo dell’antica Tibur.
Da qui, potrete ammirare tutta la Valle dell’Inferno e cercare di individuare alcuni dei luoghi che avete attraversato durante la visita a Villa Gregoriana. Noi ci siamo state a dicembre, poco prima della chiusura invernale e siamo rimaste ammaliate dalla sua bellezza.
Con la recente riapertura primaverile, ve ne consigliamo la visita, e se volete approfittare delle prossime Giornate FAI di Primavera 2022, vi ricordiamo che essendo un bene gestito dal FAI, potrete approfittare di questa occasione per visitarlo. Non ve ne pentirete!