La Certosa di Trisulti: apre le porte il fiore all’occhiello della Ciociaria

Certosa Trisulti - Vista Panoramica
Certosa Trisulti – Vista Panoramica

Tra i verdi boschi che circondano la cresta rocciosa del Monte Rotonaria, si nasconde la Certosa di Trisulti: uno splendido esempio di architettura religiosa in montagna.
Per le sue peculiarità artistiche, la Certosa di Trisulti è stata dichiarata nel 1890 monumento Nazionale e, dopo il lungo periodo pandemico, dal 09 novembre apre nuovamente le sue porte ai visitatori, mostrandosi in tutto il suo splendore.

Le antiche origini latine dell’abbazia certosina

Il nome Trisulti, che deriva dal latino Tres saltibus, venne attribuito ad un castello del XII gestito dalla famiglia Colonna, di cui ad oggi restano solo pochi ruderi e che un tempo dominava i tre valichi che conducevano in Abruzzo, a Roma e in Ciociaria.
Successivamente con il termine Trisulti venne indicato tutto il territorio circostante sulle pendici del Monte Rotonaria. In realtà, le origini della Certosa di Trisulti risalgono all’anno Mille, quando San Domenico da Foligno, monaco benedettino, vi fondò un monastero dedicato a S. Benedetto, colpito dalla misticità del luogo.
Possiamo solo immaginare i numerosi lavori di ristrutturazioni a cui venne sottoposto il complesso portandolo ad essere più e più volte ampliato e modificato.
Per volere di Papa Innocenzo III, poi, nel 1204 l’abbazia e i beni passarono ai certosini che curarono la costruzione di un nuovo monastero più conforme alla vita e regola monastica.
Oggi, la certosa mostra principalmente la sua essenza barocca.

Certosa Trisulti: un complesso architettonico composto da edifici, viali e giardini

Certosa di Trisulti - Giardino Esterno
Certosa di Trisulti – Giardino Esterno

Il cenobio è circondato da una massiccia linea muraria. L’ingresso principale è sovrastato dal busto di San Bartolomeo realizzato da Jacopo Lo Duca, allievo di Michelangelo Buonarroti. Attraversandolo si giunge ad una piazza centrale dove troviamo la foresteria romano-gotica, nota come Palazzo di Innocenzo III il cui massimo valore viene raggiunto grazie al ricco patrimonio letterario contenuto nella Biblioteca posta al suo interno: ben 36000 volumi.

Certosa di Trisulti - Biblioteca
Certosa di Trisulti – Biblioteca

Di fronte alla foresteria sorge la chiesa abbaziale dedicata a San Bartolomeo. Rimaneggiata nel corso dei secoli, la chiesa rivela il suo stile settecentesco con la facciata neoclassica. L’unica navata al suo interno accompagna il visitatore lungo le sue pareti dove possiamo ammirare i dipinti di Filippo Balbi, mentre la volte a botte è impreziosita dagli affreschi di Giuseppe Caci.
Non possiamo non soffermarci ad ammirare i due chiostri. Il più piccolo racchiude il cimitero certosino, a sinistra del qiale si apre la sala capitolare sulle cui pareti si ammirano otto dipinti dedicati alla Maddalena, molto probabilmente opera del Caci. Il chiostro grande, invece, venne costruito nel 1700 con uno stile rinascimentale ed è collocato su un piano più basso rispetto al livello della chiesa.

Certosa di Trisulti - Chiesa di San Bartolomeo
Certosa di Trisulti – Chiesa di San Bartolomeo

La Farmacia: un gioiello nel gioiello

La gemma preziosa dell’abbazia è senza dubbio la Farmacia. Posta in una palazzina a parte e circondata da un giardino di siepi di bosso un tempo giardino botanico, fu realizzata nel XVIII secolo, anche se da sempre i monaci della Certosa hanno raccolto sulle montagne circostanti erbe con cui preparare unguenti, medicamenti conservati in vasi di terracotta che ancora oggi si possono ammirare visitando l’edificio.
Una delle poche attività che ancora oggi, infatti, viene portata avanti è la produzione di liquori tradizionali.
Mobili settecenteschi arredano le sale della farmacia circondata da scaffali in legno sulle quali appaiono scatole di faggio e vasi in vetro e ceramica.
Rivela tutta la sua peculiarità il salottino del Balbi, ovvero il salottino di attesa che ha preso il nome dal principale decoratore dell’intero complesso, Francesco Balbi, pittore napoletano che tra il 1857 e il 1865 soggiornò a lungo nella Certosa per rifugiarsi dall’assedio borbonico.
Allo sguardo attento e ammaliato del visitatore non sfuggono le decorazioni poste sulle volte a crociera della sala principale della speziera, decorata sul finire del ‘700 da Giacomo Manco in stile pompeiano.

I tempi moderni della Certosa

Dal 2019 l’abbazia non è più abitata dai monaci. Tuttavia, dal 09.11.2021 possiamo nuovamente visitarla e scoprire la sua storia affascinante grazie alle visite guidate di 1 ora. Mentre, con 5 euro, il costo della guida, si possono visitare la Farmacia e da lì i giardini del monastero.