
Estate uguale “fuga dalla città” e dal suo caldo afoso! Voglia di prendersi una pausa dallo stress cittadino in cerca di luoghi dove poter respirare aria pura. Segni è il posto giusto per voi!
A pochi chilometri da Roma, facilmente raggiungibile in treno o in auto, all’ombra dei Monti Lepini sorge il borgo medioevale di Segni.
Una gemma incastonata nel cuore del Lazio
Adagiato a 668 metri di altezza lungo le pendici del Monte Lupone, Segni è considerato uno dei centri più importanti dei Monti Lepini, merito delle numerose testimonianze storiche di epoca romana e medioevale, tra cui le mura ciclopiche e l’acropoli.

Un vero e proprio scrigno, dunque, in cui sono custoditi monumenti di sicuro interesse artistico culturale, come la Concattredale di Santa Maria Assunta, eretta nella prima metà del XVII secolo sulle rovine di una chiesa risalente al ‘900.
Sulla torre campanaria, alta circa 24 metri, continua a scandire il tempo dei suoi abitanti un orologio del 1933. Ma è l’interno della Cattedrale a custodire, gelosamente, le opere di maggior pregio, tra cui alcuni dipinti di Francesco Cozza.

Segni, una città ellenica

Il borgo medioevale di Segni è circondato da possentii Mura Ciclopiche, intervallate da porte per consentirne l’accesso dall’esterno. Di queste, è la Porta Saracena a suscitare ancora fascino ed interesse. Un unico blocco di pietra lungo oltre tre metri, considerato uno dei più incantevoli reperti storici di tutti i tempi, in quanto rappresenta l’esemplare che meglio si è conservato nel corso dei secoli.
Mura Ciclopiche e Porta Saracena sono, quindi, da sempre un forte richiamo per storici, artisti ed esploratori, come il famoso pittore irlandese Edward Dodwell, che, agli inizi dell’Ottocento, ne ha realizzato numerose illustrazioni mettendo in risalto la forte somiglianza di Segni con la città greca Micene. Una somiglianza che ha portato al gemellaggio delle due città.

L’antica acropoli, preziosa testimonianza del periodo romano
Sulla sommità del monte sono ancora rintracciabili i resti dell’antica acropoli. In essa possiamo ancora ritrovare tre elementi architettonici di grande rilievo: il Tempio dedicato alla dea Giunone Moneta, la Cisterna posta alle spalle del Tempio, esempio di opus signinum e la piccola terrazza dove un tempo si ergevano sparuti edifici di cui ormai non vi è più traccia.
Il Tempio di Giunone è probabile che rappresentasse il fulcro di tutto il complesso strutturale. Questi, infatti, sorgeva su un alto podio poligonale, ancora oggi visibile, formato da tre gradoni. Di fronte, invece, doveva essere agganciata la scalinata che consentiva l’accesso dalla piazza al piano dell’edificio. Al di sopra del podio si ergeva, poi, il tempio, realizzato secondo lo schema etrusco-ellenico.
Tuttavia, è il Ninfeo di Quintus Mutius ad affascinare i numerosi visitatori a Segni. Riportato alla luce nel 2018, rappresenta un gioiello dell’architettura romana. Ciò che lo rende particolarmente prezioso è l’iscrizione greca posta su di esso. Un unicum tra le opere architettoniche dell’epoca che ci ha consentito di risalire all’identità del costruttore. Si tratta di Quintus Mutius, probabilmente un liberto a cui era stata concessa la cittadinanza romana.
Visitare Segni è un po’ come entrare in una porta temporale per ritrovarsi in un’epoca a noi lontana!