Labro, il borgo di pietra con la bandiera arancione

Labro, vista del Lago di Piediluco
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Un paesino arroccato a 630 m di altezza slm, affacciato da un lato sul Lago di Piediluco, dall’altro sul Monte Terminillo: parliamo di Labro, il borgo di pietra. Come in molti altri antichi borghi italiani, a Labro gli edifici sono costruiti in pietra; qui, però, la pietra è ovunque: strade, piazze, palazzi, chiese. L’isolamento geografico e le conseguenti difficoltà di accesso, unite ad un sapiente recupero del suo tessuto edilizio e urbano, realizzato alla fine degli anni Sessanta del Novecento, ne hanno conservato l’aspetto originario, conferendogli la denominazione di borgo di pietra.

Siamo in provincia di Rieti, al confine tra Lazio e Umbria, in un paesaggio caratterizzato da rilievi coperti da boschi secolari, terrazze coltivate, valli profonde, fiumi e specchi d’acqua. Dall’alto del cucuzzolo dove, tra il IX e il X secolo, è sorto il borgo, in direzione ovest e nord ovesr, Labro domina la valle del Fuscello, attraversata dal Rio Fuscello, immissario del Lago di Piediluco, in territorio umbro. Alle sue spalle svettano le cime dei Monti Reatini, tra cui il Terminillo, per molti mesi innevato. A sud, invece, si apre la Piana Reatina, una pianura alluvionale attraversata dal fiume Velino e affluenti, formatasi dalla bonifica dell’antico Lago Velino, di cui restano alcuni specchi d’acqua. La piana è conosciuta anche come Valle Santa: San Francesco soggiornò in questa valle per molti anni, fondandovi quattro conventi francescani.

Labro, con quasi 370 abitanti, è uno dei tantissimi borghi del Lazio sorti per scopi difensivi in epoca medioevale; il suo Castello, ricostruito nel XV secolo dai Nobili, signori di Labro, svetta in cima al rilievo dove, nel tempo, si sviluppò l’abitato. La configurazione attuale ricalca esattamente quella originaria: il borgo degrada sulla collina secondo uno sviluppo a gradoni. Il primo gradone, il più antico, è quello del Castello e della Torre; segue il gradone dei palazzi nobiliari ed, infine, quello delle case della gente comune. Le mura merlate cingono il borgo cui si accede attraverso tre porte, aperte nelle mura.

A differenza di molti altri borghi laziali coevi che, nel corso degli ultimi decenni, hanno subito sostanziali modifiche nel loro tessuto urbano edilizio, compromettendone l’autenticità, Labro è rimasto pressoché invariato nel tempo grazie ad una tempestiva e accurata operazione di recupero, che lo ha riportato a nuova vita.

Il recupero del borgo di Labro

Labro, vista del borgo
Photo Credits: https://bit.ly/Labro-vista

Tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, per Labro, così come per molti altri borghi e paesini dell’entroterra italiano cominciò una fase di spopolamento, dovuta in parte al richiamo delle grandi città in piena fase di sviluppo economico e urbano, in parte alla difficoltà di accesso carrabile al borgo. La rapida diminuzione della popolazione residente e l’abbandono delle abitazioni portarono in pochi anni al deterioramento del suo tessuto urbano.

L’intervento della famiglia Nobili Vitelleschi, discendente degli antichi signori di Labro, che ancora risiedeva nel piccolo comune della Sabina, fu decisivo per evitare che, in una fase di declino socioeconomico, l’antico borgo venisse deturpato nella sua conformazione fisica con demolizioni e ricostruzioni inadeguate. La marchesa Ottavia Nobili Vitelleschi incaricò l’architetto belga Ivan Van Mossevelde, esperto di interventi di recupero urbano in centri storici, di riportare a nuova vita l’antico borgo.

Van Mossevelde capì immediatamente le potenzialità turistiche di Labro, soprattutto internazionali, in virtù della sua localizzazione, delle bellezze paesaggistiche e culturali della zona e del borgo. Con l’appoggio e il consenso dell’ Amministrazione locale e del Ministero dei Beni Culturali, nel 1968, iniziò la prima fase dell’intervento di recupero che, senza apportare alcuna modifica all’impianto medievale del borgo, ne operò un consolidamento strutturale, intervenendo subito dopo sul recupero delle pavimentazioni pubbliche. La seconda fase vide il recupero degli edifici, utilizzando appena materiali tradizionali.

L’intervento ha coinvolto nel tempo anche la popolazione locale che ha collaborato al recupero delle proprie abitazioni: in questo modo si è arrivati alla ristrutturazione di quasi tutto il tessuto edilizio del borgo, che è divenuto in pochi anni una delle mete di turismo internazionale più gettonate nel Lazio.

Non a caso, infatti, Labro è uno dei 19 comuni del Lazio cui è stata assegnata la bandiera arancione dal Touring Club Italiano. Si tratta di un marchio di qualità turistico-ambientale che, dal 1998, il TCI riconosce ai piccoli borghi dell’entroterra, caratterizzati da un ricco patrimonio storico-artistico, culturale e ambientale e da un’accoglienza turistica di qualità.

Vite da borgo a Palazzo Crispolti, l’albergo diffuso di Labro

Labro, localizzazione dell’Albergo Diffuso Crispolti
Photo credits: https://bit.ly/Labro-Crispolti

Eh già, proprio così, perché chi visita Labro ne rimane incantato, e non si accontenta di una passeggiata di poche ore! La popolazione e l’amministrazione locale lo hanno capito bene e si sono date da fare per creare strutture ricettive di qualità, in grado di accogliere chi vuole vivere la vita di questo incantevole borgo, a 360 gradi.

Da una prima idea utopica, presentata dall’architetto belga, piano piano si è sviluppato il progetto di creare un Albergo Diffuso, proprio nel cuore del centro storico, in vista del recupero del borgo. Il progetto si è concretizzato, ed è nato l’Albergo Diffuso Crispolti, un po’ casa e un po’ albergo, un struttura ricercata, inserita in un contesto molto antico, nel cuore del borgo. Secondo la caratteristica propria dell’albergo diffuso, in cui le varie unità componenti sono dislocate in immobili diversi all’interno dello stesso nucleo urbano, anche il Crispolti si articola all’interno di diversi immobili:

  • Palazzo Crispolti, dove al secondo e terzo piano si trovano 3 camere standard e una Junior Suite;
  • Palazzo Barbellini, dove si trovano la Suite “Il cortile”, la Suite “Dell’architetto” e la Casa “Le tre Porte”,

cui si aggiungono, nelle vicinanze, due case indipendenti, la Casa “Le scalette” e la Casa “L’arcolaio”.

Le varie unità sono collegate attraverso il cortile di Palazzo Crispolti, interno al paese, racchiuso dalle mura di cinta. Dal cortile si può godere di una vista mozzafiato sul Lago di Piediluco e sulla Valle Santa. All’interno di Palazzo Crispolti si trovano gli spazi comuni: a piano terra, l’ingresso, ricavato in una vecchia cantina di vini, e una sala biblioteca-tv; al primo piano, l’antica cucina dotata di forno a legna, e la sala della colazione, d’inverno, riscaldata da un grande camino e, d’estate, aperta su di un giardino privato.

Se non vi abbiamo ancora convinti a soggiornare almeno una notte a Labro, organizzate una escursione, girovagate per il suo centro storico, fermatevi a mangiare in una delle trattorie o ristoranti del paese e magari passate a dare un’occhiata a Palazzo Crispolti, la tentazione di non uscirne più sarà grande!