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Sulla costa della Riviera di Ulisse, in provincia di Latina, si trovano ancora numerosi tratti di un’antica strada costruita in epoca romana: l’antica via Flacca. Tracciata intorno al 184 a.C. dal censore Lucio Valerio Flacco, al tempo dei consoli Claudio Bello e Porzio Liceneo, correva lungo la costa, collegando le cittadine di Terracina e Formia, nel basso Lazio.
Verso la fine degli anni cinquanta del Novecento, una nuova strada carrabile, l’ex Strada Statale SS 213 via Flacca, oggi Strada Regionale SR 213 via Flacca, si è praticamente sovrapposta all’antica strada romana, che nel corso dei secoli aveva perso numerose parti del suo tracciato originario. La moderna via Flacca nasce nei pressi di Terracina, da una variante a scorrimento veloce della via Appia alla quale si ricollega dopo Formia.
Scopriamo qualcosa di più su questa antica strada romana, oggi trasformata in un interessante e impervio percorso di trekking, che offre ai suoi utenti viste mozzafiato sul litorale pontino.
L’antica via Flacca

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Secondo lo storico romano Tito Livio, il censore Flacco
“costruì una diga (molem) presso le fonti di Nettuno (Neptuniae aquas) per permettere il transito di una via che fece passare per i monti di Formia (Farmianum montem)”
e che, probabilmente, dopo Formia, all’altezza del ponte di Rialto, si ricongiungeva con l’Appia, strada consolare romana ben più famosa. Quasi sicuramente l’antica via Flacca venne costruita per servire il nucleo urbano di Formia che, in quei tempi, era stato elevato a municipio.
Nel fertile territorio che l’antica via Flacca attraversava, fin dall’Età repubblicana, erano sorte numerose aziende rurali che si dedicavano all’agricoltura e all’allevamento del bestiame. La costruzione di un asse viario di collegamento tra le varie unità produttive e i centri urbani sulla costa avrebbe favorito lo sviluppo dell’economia locale, basata anche sull’esportazione dei prodotti verso altri paesi affacciati sul Mediterraneo. E così fu.
La presenza di questa strada in una zona di particolare bellezza paesaggistica come questa incentivò, inoltre, la costruzione di numerose dimore di villeggiatura estiva destinate all’alta aristocrazia romana. Prima tra tutte la grandiosa villa dell’imperatore Tiberio, probabilmente ereditata dai suoi avi e poi rimaneggiata e ampliata, costruita a ridosso di uno sperone dei Monti Ausoni proteso sul mare, nei pressi di Sperlonga.
L’antica strada romana si inerpicava a mezza costa, raggiungendo anche quote intorno ai 60 metri dal piano di campagna; per la sua costruzione venne usata una tecnica già collaudata che consisteva nel porre alla base del tracciato viario grossi massi megalitici.
Da antica strada romana a suggestivo percorso di trekking

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Come molte altre opere di ingegneria costruite in epoca romana, anche la via Flacca non è del tutto scomparsa. Di questa rimangono tracce nel tratto di costa che va da Gaeta a Sperlonga, in particolare nel tratto che collega Punta Cetarola con il promontorio della Villa di Tiberio. Dal mare infatti sono ancora ben visibili gli antichi muri di sostegno e le massicciate utilizzate per la sua costruzione.
Con l’istituzione, nel 2002, del Monumento Naturale “Promontorio Villa di Tiberio e Costa Torre Capovento – Punta Cetarola”, conosciuto anche come Monumento Naturale di Sperlonga, e, nel 2003, del Parco regionale Riviera di Ulisse, una parte dell’antica via Flacca è stata riscoperta come percorso di trekking di suggestiva bellezza.
Il percorso, lungo circa sei km, parte dalla spiaggia di Sant’Agostino, nei pressi di Gaeta e arriva fino a Sperlonga. Alterna tratti da percorrere sull’antico tracciato, che corre sul costone roccioso a picco sul mare, a tratti in cui si cammina sul ciglio della SR 213 via Flacca, visto che in alcuni punti l’antica strada romana risulta impraticabile. Si tratta di un percorso di difficoltà-medio alta, per la presenza di alcuni tratti esposti e larghi non più di un metro; è adatto quindi a chi già ha esperienza e, soprattutto, a chi non soffre di vertigini.
Dopo aver attraversato la spiaggia di Santo Antonio, giunti ai piedi del monte Vannelamare si ritorna lungo la strada carrabile; si percorre un tratto in galleria fino a incontrare un cancelletto: da qui parte un sentiero che conduce di nuovo al percorso di antiche origini. Seguendolo, si arriva ad una piccola spiaggia, chiamata la spiaggia delle bambole. Ripresa di nuovo la carrabile, si giunge al tratto di percorso compreso all’interno dell’Area Protetta.
Sul promontorio di Cetarola, lungo il percorso, si attraversa una bellissima grotta, aperta su due lati, l’antro di Punta Cetarola. Tutta questa zone è caratterizzata dalla presenza di scogliere e falesie a picco sul mare, ricche di grotte e anfratti naturali.
Tra sentieri sterrati a strapiombo sul mare, immersi nella macchia mediterranea, dove predomina il Pino di Aleppo, scalette, cale e spiaggette spettacolari, punti panoramici, promontori e ruderi di torri di avvistamento, il percorso affascina per la meravigliosa vista sul mare e sulle isole pontine che si avvistano all’orizzonte.
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