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Si dice che sul fondo del lago di San Puoto, localizzato nella pianura pontina nei pressi di Sperlonga, si trovino i resti dell’antica città greca di Amyclae. Eh già, si dice… perché in realtà, nessuno ha mai ritrovato tracce di questa arcaica colonia ellenica, già scomparsa quando i romani si stanziarono in questa fertile piana del basso Lazio.
Il lago di San Puoto, conosciuto anche come lago di San Potito, si trova a circa 3,5 km da Sperlonga, lungo la via Flacca, in un lembo di territorio racchiuso tra le catene montuose degli Ausoni e degli Aurunci ed il mar Tirreno. Prima degli interventi di bonifica realizzati durante la prima metà del Novecento, questa zona era caratterizzata dalla presenza di ampie lagune, formatesi nel corso dei millenni laddove, prima, esisteva un ampio golfo. Il lago di San Puoto con le sue basse rive ricoperte da canneti, insieme ai vicini lago Lungo e lago di Fondi, racconta la memoria di questo territorio.
Di forma assimilabile a un cerchio, il piccolo lago di San Puoto è uno dei pochi laghi di acqua dolce della provincia di Latina; la sua forma e la sua grande profondità, che raggiunge i 32 metri, due in più rispetto al lago di Fondi, fanno ipotizzare, però, che si possa trattare di un lago di origine vulcanica. Tale caratteristica contribuisce a creare un’aura di mistero intorno a questo bacino lacustre, alimentando la leggenda secondo la quale, nei suoi fondali profondi, si troverebbero i resti di quella misteriosa città greca, la tacitae Amyclae, di cui parlano Virgilio e Cicerone.
Il mistero della città di Amyclae

Si sa, le leggende nascono sempre da un fondo di verità storiche e quella dell’antica città di Amyclae non è da meno. Infatti, nonostante non siano mai state ritrovate tracce scientificamente accertate della sua reale esistenza, e quindi della sua localizzazione, molte sono le fonti letterarie antiche che ne parlano.
Secondo la leggenda, Amyclae venne fondata dagli spartani, chiamati anche lacedemoni o laconi (dal nome del fondatore di Sparta, Lacedemone): dopo la guerra di Troia, vennero guidati dai Dioscuri a da Glauco, figlio del re di Creta, Minosse, fino alla costa di Ulisse, e in queste terre fondarono una città di nome Amyclae o Amunclae.
In Laconia esisteva di fatto una città chiamata Amiklès (Amyclae in latino), una città stato autonoma fino al IX secolo a.C., quando passò sotto l’influenza di Sparta. Secondo Omero, che la cita nel Catalogo delle navi, fu proprio in questa città che Ulisse si incontrò con i suoi guerrieri achei sotto la guida di Agamennone per organizzare l’assalto alla città di Troia.

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Amyclae venne probabilmente fondata nella zona compresa tra Sperlonga, Fondi e Terracina, non distante dal mare, secondo il modello urbano adottato dalla stessa Sparta, che riuniva sotto la stessa amministrazione 5 villaggi sparsi sul territorio, tra cui la già citata Amiklés. Non una città concentrata su una porzione di territorio, quindi, ma una sorta di comunità di villaggi che, però, si riconoscevano tutti con il nome di Amyclae, in omaggio al villaggio di provenienza in Laconia. Ed è forse questo il motivo per cui fino ad oggi non si sono trovate tracce di questa città misteriosa.
Questa ipotesi spiegherebbe anche le parole di Virgilio che definisce Amyclae come il “regno di Camerte”. I laconi infatti, una volta insediati nel territorio laziale si fusero con gli Ausoni, la popolazione indigena locale, governata da Camerte.
Era Camerte figlio a Volscente, generoso germe del magnanimo padre, e de’ più ricchi d’Ausonia tutta; in quel tempo reggea la taciturna Amyclae….
Virgilio, Eneide, X, 902-906, traduzione A. Caro
Virgilio non è l’unico autore latino a descrivere Amyclae come taciturna. Anche Plinio, nella sua opera Naturalis Historia, scrive che “Amyclae regnò in silenzio”, mentre il poeta Lucilio, in un suo verso, afferma “Amyclae morì tacendo”. Lucilio che visse nel II sec. a.C. , probabilmente, recandosi spesso a Roma, conobbe le rovine di questa città, scomparsa intorno alla seconda metà del III sec. a.C.. Il suo verso sembra condividere la tesi secondo cui Amyclae venne distrutta a causa del silenzio cui dovevano obbedire i suoi abitanti: pare che questi ultimi, infatti, fossero seguaci di una setta pitagorica che imponeva loro il silenzio anche in caso di attacco nemico.
E secondo quanto afferma Cicerone, la fine di Amyclae sarebbe stata causata proprio dal fatto che nessuno dei suoi abitanti aveva potuto dare l’allarme per l’arrivo di un esercito nemico, che la rase al suolo, decimando la sua popolazione.
Di fatto, però, anche la scomparsa della città di Amyclae è avvolta nel mistero. Plinio, infatti, che la cita in varie occasioni, scrive che Amyclae “fu distrutta dai serpenti”. Secondo questa ipotesi, l’antica colonia spartana scomparve a causa della presenza dei serpenti che infestavano le paludi della zona. La stessa setta pitagorica che imponeva agli abitanti di Amyclae il silenzio, vietava loro anche l’uccisione di qualsiasi tipo di animale. La popolazione sarebbe stata quindi uccisa dai morsi velenosi dei serpenti che popolavano questo territorio.
Se questa seconda ipotesi sembra ricadere più in un racconto leggendario rispetto alla prima, anche l’ipotesi che l’antica Amyclae giaccia sul fondo del lago di San Puoto sembra perdere forza. In realtà le indagini archeologiche condotte nel 2006 hanno portato alla luce i resti di mura ciclopiche di un antica città sorta sulla vetta del monte Pianara che sovrasta la città di Fondi. Molti ritengono essere proprio la misteriosa Amyclae.
Finché, però, ulteriori indagini e studi non lo confermeranno, a noi piace pensare che Amyclae si nasconda nei fondali bui e profondi del lago di San Puoto e non voglia essere trovata da nessuno!