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Castel Sant’Angelo, un piccolo comune a 15 km da Rieti, al confine tra Umbria e Abruzzo, nasconde numerose sorprese tutte da scoprire. In un territorio di circa 31 chilometri quadrati, infatti, si concentrano importanti testimonianze archeologiche, eredità di una storia millenaria, e una natura rigogliosa che incanta chi visita questo luogo per la prima volta, e chi ci torna per la sua bellezza.
Colpito dal terremoto del 2016 come molti altri paesini e borghi di questa zona della Provincia di Rieti, Castel Sant’Angelo conserva ancora il fascino dell’antico borgo sorto probabilmente durante l’Alto Medioevo come castrum difensivo. Si erge arroccato a circa 580 metri slm affacciandosi su una zona della valle del Velino, conosciuta come Piana di San Vittorino. Oggi, come in origine, il borgo continua a dominare la bellissima vallata attraversata non solo dal fiume Velino, ma anche dall’ antichissima via Salaria, che corre parallela al corso fluviale.
La presenza di questa importante strada consolare romana, attraverso la quale si trasportava il sale prodotto dalle saline alla foce del Tevere verso le zone interne, ha sicuramente favorito l’installazione dei primi nuclei insediativi in questa zona montana piuttosto isolata. E non solo… Ricco di acque termali molto salutari, questo territorio attrasse molti romani e venne scelto anche dalla famiglia dei Flavi per costruire una imponente struttura, i cui resti rappresentano oggi una importante testimonianza storico-archeologica di epoca romana.
I reperti archeologici di epoca romana di Castel Sant’Angelo
Su di un pendio affacciato sul Lago di Paterno, nella omonima frazione, una delle 14 che compongono il territorio di Castel Sant’Angelo, sorgono i resti di una grande costruzione di epoca romana.
Simili ai grandi piloni di un acquedotto, si pensa che possano appartenere alla Villa di Tito o alle Terme del grande imperatore della famiglia dei Flavi, che nacque in questa zona dell’alta Sabina. La presenza di una serie di canalizzazioni all’interno delle murature, in opus reticolatum e opus vittatum, giustificherebbe la seconda ipotesi. Probabilmente, però, si tratterebbe di una sontuosa villa rustica di proprietà di una importante famiglia romana, forse proprio quella dei Flavi, con annesso un impianto termale.

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In realtà, un vero e proprio impianto termale venne costruito nel II sec. a.C. nei pressi del Lago di Paterno, al confine tra il territorio di Castel Sant’Angelo e quello di Cittaducale, e, nel I sec. d.C., venne utilizzato dagli imperatori Tito e Vespasiano, che qui trascorsero gli ultimi anni della loro vita. I resti archeologici di questo grande impianto, conosciuto come Terme di Cotiliae o Terme di Vespasiano, si sviluppano per circa 400 metri su quattro terrazzamenti. Nei loro pressi si trovano anche i resti di una natatio (piscina per il nuoto) di 60 x 37 metri.
Castel Sant’Angelo, il borgo medievale
Il borgo di Castel Sant’Angelo, però, racconta un’altra storia. Quella di uno dei tanti castrum difensivi sorti prima dell’anno Mille, in una posizione strategica, per il controllo e la difesa del territorio.
Sebbene la configurazione attuale del piccolo borgo di origine longobarda risalga prevalentemente al XV secolo, le sue antiche origini medievali sono ancora rinvenibili nell’impianto del suo tessuto edilizio e urbano, nei resti delle mura merlate che un tempo lo cingevano e. soprattutto, nell’alta torre di avvistamento, la “torre quadrata”, ciò che resta dell’antico Castello.
Il Castello dominava la via Salaria ed era circondato da mura e torrioni. Era un castello di difesa e di attacco: dalle sue torri si avvistavano Cittaducale e Antrodoco. La torre di avvistamento rimasta si erge sulla sommità del borgo e domina ancora oggi non solo il nucleo urbano, ma tutta la vallata. Si arriva alla torre inerpicandosi per i vicoli in salita del borgo, cui si accede attraversando una porta ad arco a sesto acuto; quindi si percorre la via principale fino ad arrivare in cima, dove si trovano i resti dell’antico maniero.
Oltre ad avere ospitato Beatrice Cenci, il Castello è stato dimora della famiglia Mareri che raggiunse il suo apice nel XVI secolo, e poi di Margherita d’Austria, quando Carlo V, re di Spagna, assegnò in dote alla figlia alcune terre d’Abruzzo. Passato al Regno delle due Sicilie nel XIII secolo, infatti, dal 1233 al 1861, ha fatto parte dei territori abruzzesi sotto il dominio dell’ Aquila.
Castel Sant’Angelo, la natura dove l’acqua è protagonista
Se la storia e l’eredità archeologico-architettonica di Castel Sant’Angelo lo rendono un luogo ricco di cultura, anche la natura, qui, ha un peso preponderante. Rigogliosa e incontaminata, ancora oggi è sicuramente uno degli elementi che attraggono il visitatore, come al tempo degli antichi romani.
Il fiume Velino ha configurato nel corso dei millenni una valle, la Piana di San Vittorino, caratterizzata da terreni calcarei, rocce travertinose e da una ricchissima presenza d’acqua che ha generato una forte erosione carsica. Le acque del Velino, qui, si arricchiscono di molte altre acque, tra cui quelle del fiume Peschiera, e di sorgenti naturali come quelle di Canetra.

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Nel territorio di Castel Sant’Angelo si trovano poi alcuni laghi di origine carsica: oltre al già citato Lago di Paterno, il Pozzo di Mezzo e il Pozzo Burino si localizzano nella frazione di Vasche. Nella frazione di Canetra, invece, si trova un piccolo lago artificiale popolato da candidi cigni, da cui deriva la denominazione di Laghetto dei Cigni.
La zona è ricca di sorgenti di acqua sulfurea e ferruginosa che hanno permesso l’installazione di un moderno impianto termale, il Centro Termale di Cotilia, nei pressi delle antiche Terme di Vespasiano, menzionate prima.
Tutto intorno, boschi centenari e prati tingono di mille sfumature di verde la vallata e le pendici dei monti che vi si affacciano, fornendo al visitatore la possibilità di realizzare numerosi percorsi di trekking o in bicicletta. Un modo salutare per conoscere bene le ricchezze di questo splendido territorio ai confini del Lazio!