Le acque divine del Lago di Paterno

Lago di Paterno
Lago di Paterno – Credits: Bruno Panzi

In un bacino di origine carsica, in provincia di Rieti, sorge il Lago di Paterno, nato probabilmente da un avvallamento del terreno, una dolina, le cui origini risalgono a tempi molto antichi. Sebbene, non sia particolarmente grande, il Lago di Paterno, conosciuto nell’antichità come Lago di Cotilia (Lacus Cutiliae), alimentato da una sorgente sotterranea, è comunque molto profondo, arrivando a toccare 54 metri di profondità. Ciò che lo rendeva particolarmente suggestivo e misterioso nell’antichità, era un’isoletta galleggiante al centro, fatta principalmente di torba e calcare, su cui, secondo la leggenda venne costruito il Santuario della Dea Vacuna.

Il santuario galleggiante della Dea Vacuna

Immerso in un paesaggio selvaggio e solitario, dominato da rupi alte e scoscese, il Lago di Paterno, era stato probabilmente consacrato alla Dea Vacuna dai Pelasgi, popolazione di origine greca che abitò queste terre prima dei Sabini. Secondo Dionigi di Alicarnasso, un oracolo avrebbe indicato ai Pelasgi di andare in cerca della “terra di Cutilia degli Aborigeni, dove si muove un’isola…” per trovare pace e prosperità. I Pelasgi avrebbero assistito allo sprofondamento del lago, dando origine al mito religioso.

Secondo vari autori latini, al centro del lago sorgeva un isolotto galleggiante che si spostava frequentemente, appariva e scompariva, alimentando quindi l’idea che avesse un’origine divina. Su quest’isolotto, considerato la pancia della Dea Vacuna, sarebbe quindi sorto il Santuario della Dea Vacuna, meta tanto cara ai Sabini quanto difficile da raggiungere. Infatti, coloro che riuscivano ad arrivare fino al Lago di Paterno, dovevano prima percorrere un lungo e pericoloso viaggio. Una volta giunti, poi, venivano interrogati da una sacerdotessa che ne attestava le doti morali e spirituali. Vista la particolare devozione dei Sabini alla Dea Vacuna, si pensa che la funzione del santuario galleggiante fosse soprattuto quella di oracolo.

Qui si svolgevano anche sacrifici umani: il prescelto veniva decapitato, la sua testa gettata nel lago e il suo corpo bruciato. Venivani sacrificati anche capi del gregge e del bestiame appena nati, e offerte le primizie della terra, per assicurarsi la protezione divina. Questi riti macabri sarebbero stati interrotti grazie alla visita di Ercole, che nel suo passaggio per Cotilia, reputò quel rituale indegno e soprattutto inutile.

La Dea Vacuna: silenziosa, incorruttibile e amata dai Sabini

Dea Vacuna
Dea Vacuna

Plinio il Vecchio l’ha definita silenziosa e incorruttibile. Lei, la Dea Vacuna, era una divinità molto amata dal popolo sabino; più vicina alla natura che agli umani, faceva sentire la sua presenza nei boschi e nelle sorgenti, di cui era protettrice. Figlia del Dio Sabo, in suo onore venivano celebrati i Vacunalia, durante i quali erano sospesi i lavori dell’anno. Ogni sera, infatti, al termine della giornata lavorativa, i Sabini le rivolgevano un pensiero quando si scaldavano al focolare. Era il momento in cui potevano ritagliarsi il tempo per il proprio benessere e quello dei loro cari.