
Potreste immaginare il Carnevale senza frappe, castagnole e tutti gli altri dolci tipici di questa allegra festa invernale? Possiamo garantirvi che nel Lazio è difficile farlo!
Come le maschere, i coriandoli e le stelle filanti, i dolci carnevaleschi fanno parte della tradizione di molte regioni italiane. Il Lazio non è da meno, anzi pare che proprio qui sia nato il dolce che da secoli domina il panorama culinario italiano durante il Carnevale: le frappe.
Dalle chiacchiere lombarde e campane, alle bugie liguri, dai cenci toscani ai ficocchetti romagnoli; dai grostoi o crostoli trentini agli intrigoni emiliani, dai testi di turchi siciliani alle meraviglias sarde, le frappe, chiamate anche frappole e sfrappole nell’Italia Centrale, sono il dolce italiano carnevalesco per eccellenza.
Infatti, nonostante i tanti nomi e le sottili differenze tra una regione e l’altra, la ricetta di questo simbolo gastronomico del Carnevale è praticamente la stessa in tutta Italia. Il Lazio però è la regione in cui le frappe hanno avuto origine. Scopriamola insieme.
Dai frictilia alle frappe, l’antica origine del più famoso dolce di Carnevale
Pare che l’origine delle nostre frappe risalga all’epoca imperiale romana, quando, durante i Saturnalia, i festeggiamenti in onore del Dio Saturno, si preparavano dei dolcetti a base di uova e farina chiamati frictilia. L’impasto, modellato in striscette dai bordi seghettati, era fritto in grandi quantità nel grasso del maiale. I frictilia erano distribuiti per le strade da donne anziane con il capo cinto di edera.
Celebrati nella settimana del solstizio d’inverno, i Saturnalia furono istituiti dall’Imperatore Domiziano e divennero una delle feste religiose più sentite in tutte le province dell’Impero fino all’avvento del Cristianesimo.
Con l’idea di rievocare l’Età dell’Oro, quando gli uomini vivevano nell’abbondanza e in totale eguaglianza fra loro, durante i Saturnalia il sovvertimento dell’ordine sociale era alla base dei festeggiamenti.

Oltre ai banchetti, ai canti e alle danze che potevano finire in vere e proprie orge, si concedeva agli schiavi la più ampia libertà: potevano banchettare e prendere in giro i loro padroni. Tramite estrazione a sorte, infatti, si eleggeva un princeps, a cui si assegnava ogni potere, una sorta di re della festa. Generalmente, il princeps era vestito con una maschera buffa, dai colori accesi tra cui emergeva il rosso, il colore di Saturno e di Plutone.
Il carattere burlesco e di sovversione di queste festività le rende molto simili alle nostre feste carnevalesche. sebbene per il periodo di occorrenza, fine dicembre, siano state sostituite dalle festività natalizie. Vietati dalla Chiesa Cattolica durante il Medioevo, i Saturnalia, in un modo o in un altro, tornarono alla luce sotto altre vesti, fino a sfociare nel Carnevale, celebrato in Italia fin dal XV secolo.
Così come lo spirito dei Saturnalia rivive nelle nostre feste carnevalesche, le frappe laziali sono le dirette discendenti dei frictilia. Non più fritte nello strutto, ma in abbondante olio, prevedono la versione più leggera cotta al forno. In entrambi i modi, comunque, devono essere rigorosamente cosparse di zucchero a velo!
Non solo frappe: quegli sfizi chiamati castagnole

Con radici meno profonde nel tempo ma pur sempre antiche, le castagnole sono insieme alle frappe i dolci carnevaleschi più amati nel Lazio. Come le loro cugine maggiori, sono diffuse in molte altre regioni d’Italia, soprattutto Veneto, Emilia Romagna e Campania.
Secondo le fonti pervenute fino ad oggi, questi sfizi golosi, fritti e zuccherati, fanno parte della tradizione culinaria carnevalesca laziale almeno dalla fine del ‘700. Risalgono a questo periodo quattro diverse ricette con la denominazione di castagnole. Sono custodite in un manoscritto trovato da Italo Arieti negli Archivi di Stato della città di Viterbo.
Si ritiene, però, che già si parlasse di castagnole nel 1684 nelle ricette del cuoco di Casa Farnese e nel 1692, in quelle del cuoco della Casa reale dei D’Angiò: entrambi parlano di struffoli alla romana, la cui descrizione corrisponde perfettamente a quella delle castagnole.
A differenza delle frappe, friabili e croccanti, le castagnole, il cui termine ricorda la similitudine con la forma del frutto dei castagni, con dimensioni più piccole, sono delle palline morbide ricoperte da zucchero, a base di farina, zucchero, uova e burro. Si possono cuocere al forno o friggere, farcire con ricotta o crema pasticciera, o non farcire.
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